Il libro intende illustrare una modalità di conoscere e di “Abitare” quella che è la nostra identità emotiva allo scopo di rendere la nostra vita più sostenibile e più appagata. È un libro che ha l’ambizione di raggiungere questi scopi a livello personale e quindi si inquadra nei testi di auto-aiuto. Il Festival delle Emozioni è un festival di approfondimento culturale cioè un festival che intende divulgare questo grande ambito di sapere e di ricerca moderni, cioè il mondo delle emozioni, che risulta così decisivo per il nostro benessere. Ma, approfondendo questo oggetto così delicato che è il nostro benessere psichico, non può non porsi come ulteriore obiettivo quello di fornire suggerimenti e attività formative aventi come scopo l’incremento di tale benessere. Il libro è composto di due parti: l’intervista con Io e il lavoro da fare per migliorare il nostro Io. L’intervista tende a raccontare e a scoprire qual è la nostra identità. Se vogliamo star meglio dobbiamo cominciare dal conoscersi. E quindi un giornalista interroga l’Io e cerca di farsi spiegare come è fatto. Spiegare cos’è l’Io non è una cosa semplicissima. La ricerca su cosa sia la nostra coscienza finora non ha raggiunto risultati che siano accettati da tutti. La teoria che si segue sul libro è quella del moderno costruttivismo. Vittorio Guidano, un grande psichiatra italiano, insieme a Giovanni Liotti, gli ha dato il nome di Postrazionalismo. Il libro utilizza il metodo dell’intervista giornalistica proprio per rendere questi argomenti fruibili dal grande pubblico. L’intervista scorre semplice e spesso divertente, con battute umoristiche e slogan popolari. L’Io si diverte non poco a prendere in giro il giornalista che mastica più di sport che di questi argomenti. L’intervista si compone di 2 atti e 6 scene. E tende ad illustrare che l’Io è lo strumento che ognuno di noi si è costruito nell’infanzia e nella giovinezza per capire il mondo e ciò che ci succede. La cosa più importante per l’uomo (e anche per gli animali) è dare un significato a ciò che vediamo o ci succede allo scopo di fuggire i pericoli, di cercare il cibo e di cercare un partner per la riproduzione. Noi abbiamo una modalità veloce, tacita, inconsapevole di dare significato alle cose che viviamo. Questa modalità la chiamiamo Io ed è diversa per ognuno. È personale. Questa modalità di attribuire significati ci può provocare dolore nel momento in cui essa è troppo rigida o troppo concreta. Per evitare tali sofferenze occorre scoprire qual è il nostro modo di vedere le cose e renderlo consapevole e flessibile. Una rilevante parte dell’intervista parla dell’amore. Perché l’amore è una parte rilevantissima della vita psichica ed emotiva dell’uomo. L’amore è l’argomento più ricorrente nei nostri discorsi, più trattato nelle trasmissioni televisive, più presente in tutti i libri. E ancora è l’argomento che dà più lavoro agli psicologi, agli psichiatri, ai poliziotti e ai giudici. Cito due righe del libro: “L’amore ci fa sentire come non ci siamo mai sentiti, soddisfatti e indistruttibili, raggianti e benedetti, felici di spenderci nella gratuità e nella speranza.” Come evitare tale argomento dunque se parliamo del nostro Io emotivo? Il punto di vista con viene trattato questo argomento è diverso da quelli che viene utilizzato nei nostri media. Ognuno di noi ama come fa tutte le altre cose. Ognuno di noi possiede un suo modo di dare significato alla vita e questo modo di significare influenza il nostro modo di amare. Ognuno ama a seconda della sua identità. Non è l’amore che soffia improvviso e ci travolge. Siamo noi che decidiamo la melodia e il tono della nostra vita di coppia. Amiamo come abbiamo imparato a vivere e come cuciniamo gli spaghetti. E una volta scoperto come interpretiamo il mondo, nella seconda parte del libro, c’è un percorso di autoformazione per migliorare il nostro benessere. Il libro propone di chiamare questo percorso: “Abitare” il proprio Io. La metafora di “Abitare” nasce dal fatto che la nostra casa è il luogo che conosciamo meglio. Può essere disordinata, ma sappiamo che le stoviglie sono in cucina, i libri nello scaffale e gli abiti nell’armadio. Si tratta dunque di conoscere il nostro Io e le emozioni che lo caratterizzano. Perché questo nostro Io è prevalentemente emotivo. Per dare significato a ciò che ci succede alcuni di noi usano di più la paura, o la tristezza o la vergogna o magari il senso di colpa. Le emozioni sono una parte importante del nostro Io. Bisogna allora individuare le nostre emozioni ricorrenti e renderle più sostenibili. Ciò aumenta il nostro benessere. In proposito il libro propone di utilizzare la Mindfulness. La Mindfulness è una pratica largamente conosciuta, ritenuta molto valida, utilizzata in quasi tutte le psicoterapie, sia come supporto che come centro del lavoro terapeutico. In sostanza si tratta della meditazione. Nel libro si suggerisce come meditare per raggiungere una modalità di vivere che eviti la sofferenza e consenta di migliorare il benessere.
Giovanni Zizzi